GIORNALE LIGUSTICO 333
In lo di de lo iudicio.
Or onde porrà scampar
lo dolento peccaor,
quando verrà lo Segnor
4per lo mondo zuigar?
Or onde porrà scampar
lo peccaor per soa sciencia,
quando Criste verrà a dare
8quella si dura sentencia?
La cria anderà: per obediencia ,
o morti, vegnì allo zuixio;
qui averà faito bon servixo
12ben se porrà allegrare.
Et li morti incontenente
si seran resuscitai;
davanti a Criste omnipotente
16seran tuti congregai,
et lì seran examinai
da lo altissimo Creator:
o doloroso peccaor,
20como te porrai scuxare?
Che raxon porai tu render,
o peccaor si tribulao?
Or chi te porrà deffender
24da tante parte acuxao?
A l'inferno serai danao,
in quella prexon scura,
cum sentencia de dritura,
28chi non se porrà revocare.
Peccaor, tu ài offeixo
Criste, chi t'à tanto amao.
Per ti de cel ello si è desceixo,
32tanta peina à portao;
Criste per ti fo condanao
a morir sun la croxe,
seando le piage penoxe,
36le quar per ti vose portare.
Criste, chi tanto è pietoxo,
e doce de soa natura,
aparrà sì tenebroxo,
40e mostrerà la faza scura,
et ello aparrà in tar figura
alli peccaoi pin de tristeza,
e darà tanta allegreza
44a quelli, chi se den salvar.
Or che farrà lo peccaor
abandonao da ogni speranza,
quando serà lo so dolor
48non troverà più perdonanza?
Verrà lo zuxe cum possanza,
chi contra a elo serà irao;
lo inferno serà apareiao,
52onde ello dè semper penare.
Et lì oderan Criste parlare
a queli de lo drito lao:
venì, beneiti de lo me paire,
56lo regno a voi è aparegiao;
volenter m'avei amao,
e sei staiti pietoxi;
in corpo e in anima glorioxi
60cum mi devei semper regnare.
Et voi, peccaoi, andai allo inferno,
cum meigo non poei pu stare;
partive da mi in fogo eterno,
64O mareiti da lo mio paire.
Voi non m'avei vosuo amar,
in voi non è staito pietai;
in le peine eternae
68cum li demonij andarei a star.
In vita eterna cum splendore
anderan li iusti e li santi,
a regnar cum lo Creatore
72in allegreza e dolci canti;
VI. V. 9. — L' Isola interpunge diversamente : La cria anitra tir obediencia: ,e dichiara: « U grida, il grido dfegli angeli per ubbidire a Dio ». T. 42. — L* Isola legge, come pture al v. 16, peccaor^ ma il ms. presenta, regolarmente, la forma da noi recata. V. 47-48. — L' Isola, terminato con im in- terrogativo il -verso precedente (46), emenda quando in quanto e legge : • Quanto $erd lo so dolore! Non troverd pii perdonatila, (') F. LXX 1'. Noi crediamo che si possa anche lasciare im> mutato il testo, e intendiamo « or che farà ecc. quando sarà che il suo dolore non troverà ormai più misericordia?». V. 51. ^ Apareiaio secondo l'Isola, ma è forse mera svista, od errore tipografico. V. 53. — L* Isola infelicemente corregge parlaire (: paire^, ma, come è noto , son nme frequentissime - are: — dire. V. 66. — Pietae legge l' Isola per |accordo alla rima eternae , ma è inutile perchè ai ed ae hanno identico valore fonetico. (•) F. Lxxi r.