Chittara zeneize
Regole d’Ortografia.
pe-o maiezzo Spinnoa=Deneigro, Zena, Pagan, 1823
modelæ ponto sciu ponto insce-e reggole do Prien do 1745


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Regole d’Ortografia.

â, si pronunzia come aa, cioè un’a strascinata.

æ, vale un e larghissima e strascinata.

æ’, un e larghissima, ma tronca e corta.

e, si pronunzia regolarmente stretta, fuorché innanzi alla r seguendo un’altra consonante, ove si pronunzia larga e strascinata, come in reversa, terra, inferno, ec.

ê, vale un e stretta , ma strascinata, come ee.

ei, dittongo, si pronunzia distesa, ma in guisa che si posi l'accento più sopra la e, e questa sentasi più che la i.

; dittongo Francese, come in feu, heureux ec.

î, vale un i strascinata, come ii.

o, si pronunzia ora stretta, ora larga, come fra’ Toscani: ma la o stretta fra’ Genovesi suona come u ne’ Toscani.

o, pronome, stretta, come l’u Toscana.

ô, stretta, parimente come u Toscana, ma strascinata.

ö, si pronunzia larga e strascinata.

ò, si pronunzia larga, ma tronca e corta.

oi, dittongo, in cui si sente più la i che la o, la quale però si pronunzia stretta. [p. xvii modifica]

, dittongo, vale ou Toscana pronunziata distintamente come prou prato, grou grado, e così tutti i participj de’ verbi della prima conjugazione.

u, sempre stretta come l’u Francese.

Delle consonanti in genere deve osservarsi, che, quando son raddoppiate, si pronunziano come se fossero una sola e semplice, in maniera che, la vocale antecedente pronunziandosi corta e come abbattuta sulla consonante seguente raddoppiata, si viene a sentire questo raddoppiamento.

n-n, si pronunzia in guisa, che alla vocale antecedente lascia attaccato il suono di una n finale Francese, e poi essa suona come n Toscana innanzi alla vocale seguente. Così nella voce caden-na si pronunzia come se fosse caden, colla n finale Francese, e poi na Toscana, caden-na.

r, semplice in corpo alla dizione, quando, non accompagnata da altra consonante, precede ad una vocale, e nell’articolo ro, ra, ri, re, non si pronunzia, o, per meglio dire, si pronunzia cosi dolce, che appena se ne oda un leggier mormorìo: ma nel principio della dizione si pronunzia sempre, come in ræne, regatta, ec.

rr, si pronunzia come r semplice, strascinando però la vocale antecedente, come se avesse l’accento circonflesso: terra têra, morro môro, ec. [p. xviii modifica]s, si pronunzia sempre aspro alla Toscana: ma inanzi alle consonanti, e alla vocale i, si pronunzia sempre col fischio di sc, come signora scignora. Si eccettuano le voci plurali de’ nomi che hanno la terminazion singolare in sso, come passi da passo, bassi da basso, ec., parimente le voci di seconda persona da’ verbi terminanti in sso, come passi da passo verbo, abbassi, da abbasso verbo; le quali voci si pronunziano colle due ss mute alla Toscana.

ss, nelle voci esse, fuisse, foissi, fuissimo, foissan del verbo sostantivo si pronunziano come una sola s, strascinando la vocale antecedente.

scc, si pronunzierà col fischio di sc, soggiuntovi poi il suono chiaro d’un’altra c, come scciavo, sc-ciavo, sccetto, sc-cetto.

x, sempre come la j Francese: dexe, come déja.

z, si pronunzia dolce, ovvero come la s dolce de’ Francesi.

ç, come in Francese: façon ugualmente in ambedue le lingue Francese e Genovese.